Parola di CUCS

Ritorniamo brevemente, nostro malgrado, sulla triste vicenda di Inter-Roma e di tutto ciò che da essa è scaturito, per cercare di spiegare e chiarire il nostro modo di agire a chi probabilmente (viste le perduranti polemiche) o non ha capito oppure ha frainteso.
La, vicenda giuridica di quei ragazzi arrestati aveva ovviamente lasciato il segno e tutti ne eravamo stati colpiti; difatti la settimana successiva a quel triste 27 Marzo 1988 aveva visto, come forse non c'era mai stato in tempi recenti, uno spirito di solidarietà che scavalcava e annullava i due gruppi e si ritrovava esclusivamente nell'amicizia con quei ragazzi e la nostra voglia di farli uscire al più presto, tutti senza alcuna distinzione.
Tanto che al nostro legale abbiamo dato tutti i nomi dei ragazzi che ci venivano in mente, senza stare a vedere se appartenevano ad un gruppo o all'altro, atteggiamento questo che non ha trovato riscontro nell'altro gruppo (e questa per noi non è stata una piacevole scoperta).
Nonostante tutto non abbiamo dato peso all'episodio e siamo andati avanti senza sosta, aiutando i ragazzi che avevano bisogno di aiuto, confortando i loro genitori e mettendo a disposizione di tutti i nostri legali.
L'uscita di prigione prima di Pasqua dei 65 arrestati, è stata accolta da noi con grande soddisfazione, perché era il giusto coronamento al nostro lavoro ( di équipe, ma non rappresentava affatto il punto d'arrivo).
Anzi il nostro aiuto nei loro riguardi continuava ed insieme all'altro gruppo si cercava una via comune da intraprendere per cercare di stare vicino a quei ragazzi.
Una cosa era fondamentale, vista la delicatezza del momento: di non prendere iniziative sbagliate o atteggiamenti poco producenti. Si era deciso tutti insieme di prendere iniziative solo dopo aver consultato l'avvocato: questo era il punto focale.
E cosi si è fatto. Siamo stati dal nostro avvocato; con noi è venuto un rappresentante dell’altro gruppo il quale ha ascoltato con interesse ripromettendosi di riferire il tutto alla loro successiva riunione.
Ci sembra giusto far sapere a chi ci legge che i consigli ricevuti erano quelli di non dare troppo risalto alla questione, che durante la partita, se era possibile, si doveva ritrovare il tifo unito e di non dare assolutamente spunti alla stampa per continuare ad attaccarci.
Roma-Sampdoria si avvicinava e noi eravamo tranquilli perché credevamo finalmente che i problemi erano stati risolti, ed invece a due giorni dalla partita (era l'8 Aprile, venerdì sera) siamo venuti a conoscenza che l’altro gruppo aveva già deciso cosa fare: non tifare per «solidarietà» (cioè 90 minuti di silenzio) ed uno striscione. Il non tifare per noi voleva dire andare contro i consigli degli avvocati e probabilmente creare problemi ai ragazzi arrestati; voleva anche dire, purtroppo, che (come al solito) non è che si cerchi una via di mezzo per risolvere più diplomaticamente il problema. Non esiste che siano gli altri a capirti, devi essere sempre tu a sforzarti di capirli: gli altri decidono e tu partecipi...
La nostra coscienza, inoltre, era ancora più tranquilla, visto che in precedenza (era martedi 15 Aprile) avevamo fatto una riunione, presenti tutti i ragazzi arrestati appartenenti al nostro gruppo, i quali tra di loro e molto democraticamente avevano deciso cosa si sarebbe dovuto fare per Roma-Sampdoria con la seguente votazione; Valerio, Katia, Alessandro, Maurizio, Vincenzo, Claudio, Roberto e Romolo avevano deciso per il tifo; Massimo si era astenuto.
Ma come abbiamo detto prima era tutto inutile: la nostra proposta era venuta a cozzare contro la loro ferma decisione di effettuare questo silenzio di solidarietà.
E nonostante il nostro prodigarci, ci siamo trovati nella brutta situazione, non voluta da noi sia ben chiaro, a dover scegliere fra i consigli degli avvocati e la costrizione dell'altro gruppo; fra una solidarietà vera e tangibile, ampiamente dimostrata a tutti e tra una strana «solidarietà» che somigliava invece ad una prova di forza e che poteva anche non funzionare. Si arrivò a Roma-Sampdoria un pò combattuti. In Curva ne parlammo tutti insieme; ognuno quel giorno disse la sua e cercammo di decidere per il meglio, fermo restando il non tradire i consigli degli avvocati.
Comunque abbiamo fatto tutto il possibile e la nostra morale, che non è seconda a nessuno, non è mai vacillata.
Quello che è successo durante la partita tutti l'hanno potuto vedere. Sconfitta a parte, la Curva si era presentata in un modo ancora più strano e nervoso e nessuno, si può dire, era soddisfatto di quella domenica.
L'unico risultato sicuro ottenuto si è visto sulla Gazzetta dello Sport, guarda caso il quotidiano sportivo di Milano, il lunedi 11 Aprile 1988 dove si poteva leggere: “... anche se purtroppo una parte della Curva Sud si è fatta deplorevolmente notare per uno striscione di solidarietà con i teppesti condannati a stare fuori dallo stadio ...”.
Quello che temevamo si era puntualmente verificato: la solidarietà per dei ragazzi innocenti era stata fraintesa.
Il brutto è stato il seguito; da quel momento siamo stati ripetutamente bersagliati dalle loro chiacchiere, offesi anche volgarmente, siamo stati messi in croce senza aver commesso alcun peccato. Ma ora basta!!!!
Dalle accuse bisogna difendersi, soprattutto quando si ha la coscienza pulita. Non è vero che eravamo d'accordo per il non tifo a Roma-Sampdoria; chi lo dice è un falso! Abbiamo sempre detto che avremmo fatto qualcosa insieme per quella domenica, ma sempre e comunque sotto l'autorizzazione dei legali; chi smentisce questo è un falso! Abbiamo cercato in tutte le maniere di superare screzi e fratture ed onestamente credevamo che una brutta storia come quella che si stava vivendo servisse a farci capire quali sono in realtà i veri problemi, ed invece ci siamo sbagliati.
Incredibilmente siamo passati, dopo tutto quello che abbiamo fatto, dalla parte dei torto; noi siamo quelli insensibili agli arresti degli amici, quelli che preferiscono il tifo alla «solidarietà».
A questo punto viene da chiedersi se sia stato più importante mettere uno striscione e 90 minuti di silenzio per «solidarietà», piuttosto che un duro lavoro di rinunce e sacrifici, di telefonate e riunioni, di telegrammi e soldi per riuscire a farli uscire prima di Pasqua.
Tutti, indistintamente, anche quelli che, nel frattempo, erano difesi da chi pensava che gli arrestati fossero 15 o 20 e non 65.
Dov'è la vera solidarietà, quella che uno sente dentro e che non ti fa stare tranquillo oppure quella che ti fa sentire solo protagonista?
Questo è il punto, si vuole portare solidarietà a degli innocenti ingiustamente accusati o si vuole, ancora una volta, sfruttare una situazione per diventare protagonisti? E il bello è che neanche chi ci stava vicino ha capito il nostro interessamento, pur provando il tutto in prima persona!!!!
Voi invece di criticare il nostro modo di fare, fate un esame di coscienza per gli atteggiamenti (che avreste dovuto stigmatizzare con durezza) di alcuni dei Vostri iscritti: chi è davvero senza peccato scagli la prima pietra! Credevamo e speravamo che il tempo delle chiacchiere e delle polemiche fosse finito; non che risbocciasse l'amore, ma che almeno con pazienza e diplomazia si tentasse di ricucire quantomeno gli strappi più piccoli, per superare i brutti momenti iniziali e trovare insieme un punto che ci permettesse di guardare al prossimo anno con più dignità da parte di tutti e un pò meno di cattiveria da parte di qualcuno.
Anche se i nostri ripetuti appelli fatti all'altro gruppo per riunire il tifo, per dare più forza alla Roma ed il vecchio lustro al COMMANDO erano puntualmente naufragati nel silenzio, credevamo che dall'altra parte della Curva riuscissero a recepire i segnali distensivi, i buoni propositi per far tornare il COMMANDO ai vecchi livelli, perché questo dovrebbe essere il desiderio comune dì tutti quelli che si dichiarano innamorati della CURVA SUD e del CUCS in particolare.
Ed invece altre chiacchiere e nuove polemiche. E sulla pelle degli altri. Non si fa così il bene della Roma, non si fa così il bene dei nostro amatissimo Gruppo, e quando diciamo nostro ci riferiamo a tutti.
Ma evidentemente per l'altro gruppo più forte dell'amore per la Roma, più forte dell'amore per il Gruppo, esiste solo questa meta finale di vincere la guerra contro di noi. E contro tutti i tifosi della Roma. Perché dalle tribune ci guardano e ridono di noi. Per non piangere.
Noi siamo stanchi delle polemiche, siamo stanchi delle chiacchiere; preferiamo i fatti alle parole. Per noi è più importante stare in Curva, tifare per la Roma, essere ULTRA’; lo saremo sempre e comunque e non saranno certo delle accuse ingiuste e vuote a far vacillare le nostre posizioni.
Abbiamo la coscienza a posto e di questo ne siamo fieri davanti a tutti.

COMMANDO ULTRA' CURVA SUD
Vecchio Cucs

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